L’ Avvoltoio  dimenticato

IL  Capovaccaio

 

Testo e fotografie di Ernesto Francini

 

Capovaccaio (Neophron percnopterus).

 

In silenzio, mestamente, se ne sta andando, con la dignità di chi non vuole disturbare, come fosse consapevole dell’indifferenza dell’uomo nei suoi riguardi, il Capovaccaio, il più piccolo avvoltoio Europeo, si sta avviando lentamente verso l’estinzione.

 

Vorrebbe dirci che stiamo facendo troppo poco per la sua sopravvivenza, che le cose fatte sino ad ora non sono bastate, che un tempo era rispettato e protetto dai nostri progenitori, mentre oggi è solamente un animale per lo più sconosciuto o ignorato dalla maggior parte della gente.

 

Ed il mio pensiero, istintivamente, va ancora a ricordare il buonsenso dei nostri avi, i quali, consapevoli dell’importanza della natura la rispettavano è la capivano più di quanto noi non riusciamo a fare oggi. Come a dimostrate che l’evoluzione dell’uomo, raggiungendo traguardi impensati attraverso il progresso tecnologico, porta con se una perdita di saggezza dell’essere umano.

 

L’avvoltoio degli Egizi, così anche chiamato, poiché già al tempo di questa antica civiltà era apprezzato per le sue doti di spazzino della natura. Mangiando carogne di animali e rifiuti organici contribuiva a mantenere sano l’ambiente allontanando dall’uomo pestilenze e malattie.

 

Venerato a tal punto da divenire uno degli ideogrammi dell’alfabeto geroglifico egizio, ancora oggi visibile sugli obelischi e negli affreschi delle tombe dei Faraoni, sta scomparendo per sempre dai nostri territori.

 

Effigie Egizia di Capovaccaio.

 

Un avvoltoio intelligente, solitario, tranquillo, silenzioso, la cui vicinanza mi dona una sensazione di serenità, la stessa sensazione che si prova quando si ha al fianco un amico fidato.

 

Di lunghezza compresa tra 53 e 65 cm, ha un piumaggio bianco puro con le remiganti primarie nerastre che si estendono sino ad un’apertura alare di circa 1,6 mt, il capo e la gola sono ricoperti da pelle nuda gialla alla cui base spicca un collaretto irsuto biancastro.

 

Possiede un volo molto agile fatto di improvvise virate, planate, e rapide salite di quota.

La grande agilità nel volo gli permette di affrontare e competere, per il controllo del territorio, con altre specie notoriamente veloci come la Poiana (Buteo buteo) il Nibbio reale (Milvus milvus) ed il Corvo Imperiale (Corvus corax).

 

Più piccolo degli altri avvoltoi europei come il Grifone (Gyps fulvus) e il Gipeto (Gypaetus barbatus) si adatta a mangiare quello che i suoi compagni, più grossi di lui, lasciano sul terreno. Dotato di un becco sottile da “rifinitore” che gli permette di scavare tra le ossa degli animali morti, dove gli altri non possono arrivare.

 

Si ciba di animali deceduti e non attacca mai animali vivi, selvatici o domestici.

Si nutre anche di placente lasciate dal bestiame sul terreno, verdura e frutta marcia, di insetti ed uova.

Sa utilizzare utensili, per procurarsi il cibo, come solo pochi uccelli sanno fare.

 

Quando desidera nutrirsi di uova, ma queste hanno un guscio resistente, utilizza un sasso. Prendendolo nel becco lo lascia cadere ripetutamente sull’uovo fino ad ottenerne la rottura.

 

Capovaccaio (Neophron percnopterus) in planata.

 

Frequenta in prevalenza zone aperte di montagna o pianura, destinate al pascolo di bestiame allo stato brado, da qui il nome di Capovaccaio.

 

Migratore, sverna in Africa a sud del Sahara e ritorna nell’Europa meridionale durante la primavera per nidificare.

Costruisce il nido su cavità o davanzali di pareti rocciose isolate e imprendibili che gli permettono un vasto controllo visivo del territorio, onde individuare prontamente i resti di animali deceduti.

 

Possiede una vista molto acuta e ha l’eccezionale capacità di scoprire anche cibo di piccole dimensioni.

 

Il nido è un ammasso di rami di diversa grandezza che guarnisce internamente con lana di pecora ed altro materiale soffice.

L’accoppiamento avviene nelle vicinanze del nido ed è preceduto da spettacolari voli di parata in picchiata e planata.

La femmina depone 1 o 2 uova di colore bianco che sono poi covate da entrambi gli adulti per circa 42 giorni.

 

Dopo la nascita i pulcini sono alimentati da ambedue i genitori e rimangono nel nido per circa 80-90 giorni, trascorsi i quali si involano.

Le nascite sono programmate affinché gli involi dei giovani avvengano nel mese di Agosto, poco tempo prima di intraprendere la migrazione verso i quartieri di svernamento che solitamente avviene in Settembre.

 

 

 

 

Capovaccaio (Neophron percnopterus).

 

Primo piano di Capovaccaio (Neophron percnopterus)

 

 

 

Completamente estinto nell’Italia del nord, sopravvive solo con pochi esemplari, circa una decina di coppie, nel sud del paese, mentre nel resto d’Europa è in netto declino.

 

I motivi di questo declino sono ancora una volta attribuibili all’uomo.

 

Decimato dal bracconaggio, dalla caccia selvaggia in prossimità dei siti di nidificazione per ottenere come trofeo un uccello divenuto ormai raro, dalla quasi scomparsa del pascolo brado, sostituito dal più redditizio allevamento nelle fattorie, dall’avvelenamento di bestiame morto per allontanare i predatori come il lupo e la volpe.

 

Il Capovaccaio, in Italia, spesso è costretto ad alimentarsi presso le discariche dei rifiuti.

 

Ne consegue che siamo arrivati ad un punto tale che, se, nel nostro paese, non verranno prese immediatamente drastiche misure per la sua protezione e salvaguardia, entro poco tempo sarà sicuramente estinto.

 

Per evitare la sua scomparsa è necessario creare nuovi centri italiani di riproduzione in cattività, l’attuale riproduzione non può basarsi solo su qualche centro e pochi esemplari.

 

Sono consapevole che la cosa non è facile da realizzare, ma sono altresì convinto che la natura, su questo pianeta, si potrà salvare solo attraverso la testardaggine e passione di alcuni uomini “irriducibili” i quali non si fermeranno davanti agli ostacoli che troveranno sulla loro strada.

 

E’ quindi necessario implementare il numero delle unità destinate alla riproduzione e rilasciare al più presto, sull’intero territorio nazionale, un numero di esemplari sempre maggiore, disponendo nelle oasi opportuni carnai dove questi uccelli potranno alimentarsi in caso di scarsa reperibilità di cibo.

 

Se ogni parco nazionale ed ogni oasi protetta del territorio Italiano decidesse di adottare

una coppia di Capovaccaio e si impegnasse per la sua riproduzione in cattività, per poi

rilasciare i nuovi nati in natura, avrebbe dato un contributo grandissimo contro l’estinzione di questo indispensabile uccello.

 

Avrà contribuito ad abbellire e ripopolare la fauna della propria regione, e dell’intero nostro paese, facendo rivivere un uccello ormai divenuto raro e prezioso, e, sicuramente, il Capovaccaio, ci ricompenserà per questo.

 

IL Faraone potrà ascendere al cielo assumendo le sembianze

di un avvoltoio Capovaccaio.

 

Capovaccaio (Neophron percnopterus) in volo.